CLOSE X

"Problematiche del lavoro tra automazione e nuove tecnologie"

Una riflessione dell'ex consigliere comunale Roberto Comoglio

CASALE MONFERRATO

Da Roberto Comoglio, ex consigliere comunale di Articolo Uno nelle precedente consiliatura, riceviamo e pubblichiamo integralmente questa riflessione sull'attuale situazione nel mondo del lavoro.

"Una caratteristica dirompente del nostro tempo - scrive Comoglio - è che i posti di lavoro sono sempre pochi per soddisfare la domanda. La ragione più spesso addotta per spiegare questa situazione sono le nuove tecnologie e l’automazione che tendono a sostituire il lavoro umano. La realtà secondo me non è così lineare".

"La sostituzione delle persone fisiche con i robot nelle aziende e di terminali nei servizi, dal bancomat al check-in on line per chi deve prendere un aereo, sono una realtà imponente ed attuale, ma non basta a spiegare il fenomeno".

"La globalizzazione si pensava che automaticamente portasse ad una crescita esponenziale ed omogenea, ma non è stato cosi. Per varie cause: la pandemia, la crisi energetica, la guerra hanno generato una bassa crescita nei paesi industrializzati, figuriamoci quelli in via di sviluppo, e si determina quello che gli economisti chiamano “stagnazione secolare”".

"Periodicamente le forze politiche di sinistra e le organizzazioni sindacali pongono giustamente la questione del lavoro come elemento dirimente da affrontare dai vari governi che si susseguono. Però di contro non vedo all’orizzonte piani industriale seri che tengano conto delle trasformazioni del lavoro e dei mezzi di produzione e delle problematiche che ne conseguono".

"E qui, mi sia permesso di far notare, che si evidenzia una questione fondamentale: la declinazione del lavoro e delle componenti che lo costituiscono, cosi come si pone al giorno d’oggi, riprendendone l’analisi alla luce delle trasformazioni sin qui avvenute e che via via si produrranno. C’è amplia letteratura a tal proposito, Si va dal “Grundisse” di Carl Marx, fino agli scritti dei giorni nostri di Aaroon Bernanov".

"Metto in capo a queste prime considerazioni l’Art. 4. della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto ………"

"Il capitalismo nella sua evoluzione dinamica ha prodotto una componente molto particolare del lavoro che chiamiamo qui “automazione” la quale ha già un impatto molto significativo sui processi di industrializzazione con conseguenze molto traumatiche sul mondo del lavoro o per meglio precisare sull’occupazione".

"E’ in atto una rivoluzione che sta mutando il sistema produttivo dominato dalle innovazioni tecnologiche e dalla produzione delle macchine e dallo sconvolgimento del mondo del lavoro: da un lato saranno (e sono già stati) distrutti milioni di posti di lavoro sostituiti da macchine sempre più autoapprendenti, dall’altro lato il capitale si appella all’intelligenza dei lavoratori, appropriandosi dei prodotti del cervello, per creare nuovi prodotti immateriali destinati a rendere non più determinante il lavoro umano sostituito dall’automazione".

"Perciò si viene a creare fin da oggi una nuova tipologia di scontro di classe, ai nostri giorni, che sta quindi nel come si interpreta lo sviluppo futuro della tecnologia e nel come si intende governare o condizionare il conseguente riflesso sulle forze produttive e alfine sulla società".

"E’ Il mix tra automatizzazione e bassa crescita che tende ad essere socialmente e pericolosamente esplosivo, perché, secondo me, la prima contribuisce sostanzialmente alla concentrazione della ricchezza e la seconda determina un impoverimento dei lavoratori e dei sistemi di welfare".

"La progressiva diminuzione del lavoro vivo costituisce la più radicale trasformazione del modo di produzione ed i riflessi di questa trasformazione si riflettono drammaticamente sui rapporti tra le forze produttive e quindi nei rapporti sociali".

"In una prospettiva neppur troppo lontana potrebbero venire a mancare moltissimi posti di lavoro è vero che altri posti di lavoro potranno ricrearsi nel contempo, ma ritengo, non nella stessa quantità di quelli distrutti, Si renderebbe necessario formare nuove figure di lavoratori che, superando la figura delineata dal fordismo, sia molto più digitalizzato e in confidenza con le nuove tecnologie".

"E’ ovvio che una società dove i mezzi di produzione, le nuove tecnologie che progettano e producono nuovi robots sempre più autoapprendenti utilizzando l’Intelligenza artificiale, sono di proprietà del capitale è totalmente diversa da una società in cui questi moderni mezzi di produzione sono di proprietà del mondo del lavoro o quanto meno dello Stato.

"Perciò, l’attuale riformismo a cui anche la sinistra fa riferimento, non può più agire a livello sovrastrutturale, operare cioè dando per intoccabile la proprietà dei mezzi di produzione e dedicando le proprie forze alla conquista di diritti civili, redistributivi, di welfare nel rispetto del “libero mercato”".

"L’establisment economico pare sia sempre più consapevole dal punto di vista tecnologico ma trascuri le conseguenze sul lavoro e sulla occupazione".

"Uno dei rischi più probabili sembra quello non della disoccupazione di massa (evocato in precedenza) bensì quello di un aumento delle diseguaglianze sociali".

"Aumentano quindi le disuguaglianze e la disoccupazione, mentre avanza sempre di più l’automazione".

"Questo fenomeno è definito economisti polarizzazione del mercato del lavoro, in cui abbiamo due poli: quello di chi se ne avvantaggia e il polo, più ampio, di chi invece ne viene penalizzato”.

"Paul Romer, che ha vinto il Nobel per la scienza economica per il suo lavoro sull’innovazione tecnologica e la crescita economica, ha espresso allarme per il potere di mercato e l’influenza incontrollata delle grandi compagnie tecnologiche. “Gli economisti hanno insegnato: ‘È il mercato. Non c’è niente che possiamo fare. Questo è davvero molto sbagliato”".

"Dobbiamo immaginare un futuro diverso dal presente e dal passato. Dovremmo saper gestire questa fase traumatica e cercare di farla diventare il più transitoria possibile in chiave propositiva non massimizzando la crescita, ma cerando di renderla equilibrata ed inclusiva".

"Questa è la sfida che le forze politiche progressiste che ipotizzano un cambiamento dovranno affrontare".

Ricerca in corso...