L'abbattimento del Politeama, un'altra storia di Casale che se ne va

Amarcord di Gianni Turino sullo storico cineteatro: 'Quando la nostra città uscì dalla guerra con Gary Cooper e Ingrid Bergman'

CASALE MONFERRATO

Leggo che sta per essere abbattuto il Poli, il Politeama. E’ un’altra storia di Casale che se ne va. Fin da piccolo, nelle sere d’inverno mentre i grandi giocavano a scopa e le donne, attorno al tamburnin arroventato, facevan di maglia ed io in un angolo fingevo di studiare, il Politeama è stato un punto di riferimento fisso. I vecchi raccontavano delle straordinarie serate con l’opera lirica, il varietè e persino una volta (fu necessario togliere tutte le poltrone e riempire la platea di sabbia) il circo equestre.

Poi nel dopoguerra, passata la proprietà a Camillo Venesio, il restauro. Fu abolito il loggione, realizzata la “galleria” con le poltrone di velluto, e sistemata la platea con primi e secondi posti e sedie di legno. Il nuovo impianto fu inaugurato nel marzo del 1948.

L’attesa spasmodica perché il film d’esordio era nientepopodimeno che “Per chi suona la campana” con Gary Cooper e la giovane star svedese Ingrid Bergam; un successo mondiale. Una campana enorme torreggiava sulla cupola del Politeama e il giorno dell’inaugurazione la coda per acquistare il bigliettoni stendeva a forbice: da un lato fino all’albergo Principe e dall’altro alla Posta.

Fu proiettato, un autentico record, la domenica ed altri sei giorni (normalmente la programmazione era articolata in: lunedì e martedì; mercoledì e giovedì; venerdì , sabato e domenica). Gli spettatori complessivi furono 16. 255(sedicimiladuecentocinquantacinque) con una media giornaliera di 2.322(duemilatrecentoventidue) spettatori ed un incasso di un 1.897.510 ( si tenga presente che allora la mensilità media di un impiegato era di quattordici mila lire al mese).

Fu forse quel giorno che Casale uscì dalla guerra e dal dopoguerra e ricominciò a scrutare il futuro…

Già, perché quei tempi, apparentemente grami, avevano una straordinaria ricchezza: la speranza….(quella che manca ai giorni nostri).

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Poi il Politeama continuò a proporre, oltre ai film, riviste, opere liriche, con grandi nomi. Macario, Dapporto, Bramieri, Tognazzi e Vianello, Odoardo Spadaro, ecc.

Quando c’era la rivista , si faceva chiodo da scuola per aiutare a sistemare palco e locale; in cambio ci davano due biglietti degli ultimi posti ( “così puoi portare pure la murusa…).

Poi il progresso, la Tivu, ecc. poco per poco fecero calare il sipario sul Politeama e sugli altri tre locali cinematografici: Vittoria, Moderno, Nuovo , già Mondial.

E il 1.255.250 (unmilioneduecentocinquatacinquantacinquemila, 250) presenze del 1955, si ridussero verso la fine degli anni ’80 quando questi locali chiusero baracca e burattini, a cinquantamila presenze annue.

Ora ci sono le grosse multisala con una sterofonia che distrugge i timpani e che, quando dietro di te senti schioccare delle labbra, non devi pensare con rimpianto ai fugaci baci, carpiti nei momenti notturni della proiezione, della tua giovinezza ma a un lui e un lei che stanno succhiando un mastello di nauseanti pop corn…

O tempora o mores!

Gianni Turino
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