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La scomparsa di Marcello Motto, bandiera della Junior, di Cantù e della Nazionale

E' stato uno degli sportivi più importanti che Casale Monferrato abbia mai avuto. Aveva 88 anni

CASALE MONFERRATO

Cordoglio nell'ambiente del basket cittadino e nazionale per la notizia della scomparsa di Marcello Motto, 88 anni, ex giocatore della Junior, di Cantù e della Nazionale, sicuramente uno degli sportivi più importanti che Casale Monferrato abbia mai avuto.

Lascia la moglie Carla, la sorella Luisa con Sabina. Il funerale sarà celebrato venerdì 26 aprile, alle 15.30, in Duomo, dove la sera prima, giovedì 25 aprile, alle 18.30, sarà recitato il rosario.

Questo quanto riporta il sito della Junior che nel 2017, nella cerimonia per celebrare i 60 anni del club, lo inseriì nella "Squadra della storia": "La carriera sportiva di Marcello Motto iniziò nel 1950, quando, 14enne, venne reclutato negli Allievi della Ciclistica Sedula di Casale. La sua struttura fisica, già molto sviluppata, specie negli arti inferiori, spinse i dirigenti della società monferrina ad indirizzarlo verso la pista e i primi test sembrarono confortare nella decisione. Tanto che Motto venne subito indicato come una grande promessa delle due ruote. Poi, pochi mesi dopo, l’incontro con Giovanni Daghino, segretario della Canottieri (e futuro presidente della Junior),che lo convinse a sostenere un provino di pallacanestro".

"Motto entrò così a far parte della squadra Allievi della “Cano”, abbandonando le due ruote. Due stagioni nel vivaio dei remieri, poi a 17 anni, Motto, che aveva già raggiunto i due metri di altezza, sostenne un test per Biella, incoraggiato dai casalesi Nasatti e Cerruti, già da una stagione tesserati per il club laniero. Dal provino all’acquisizione del cartellino il passo fu breve: nel ‘53-’54, alle finali di Roma, il trio Nasatti-Cerruti-Motto fu protagonista della vittoria biellese del titolo italiano di B1 (attuale serie C),che portò in dote la promozione in A2. Gli scout delle principali società italiane iniziarono ad interessarsi al lungo casalese che correva e saltava come pochi della sua generazione. Ma anche lo staff della Nazionale ne seguiva la crescita e nella primavera del 1956 ci fu la prima convocazione azzurra: Motto, 20 anni, fu l’unico giocatore della serie cadetta in quegli anni a vestire la maglia dalla Nazionale A".

"GLI ANNI A CANTU’ – In estate i grandi club fecero a gara per assicurarselo: il Simmenthal di Bogoncelli sembrò vicinissimo a chiudere, ma Motto, fin dai primi anni di attività personaggio schivo e poco propenso ai riflettori delle grandi ribalte, accettò le avances di Cantù del presidente Aldo Allievi e del coach Gianni Corsolini. In Brianza affinò la sua tecnica tanto da diventare uno dei punti di forza della Nazionale, meritando, con il suo imprevedibile gioco spalle a canestro e il ricco campionario di movimenti offensivi, altre 23 chiamate (tantissime per l’epoca, se si pensa che gli Azzurri disputavano poche gare per stagione). Nel 1960 la prima grande delusione: un infortunio lo estromise dalla squadra per le Olimpiadi di Roma. Nel ‘61-’62 ad allenarlo fu Vittorio Tracuzzi. La sua ultima stagione in maglia Oransoda Cantù lo vide giocare anche da ala grande in virtù della sua rapidità e dell’efficacia fronte a canestro. Nel marzo del 1962 Motto subì un grave infortunio ai legamenti del ginocchio, che ne mise a repentaglio il prosieguo dell’attività; i dirigenti canturini lo attesero per qualche mese, ma in estate, dopo un torneo disputato (e vinto) a Porto San Giorgio, decisero di rinunciare a lui non convinti del pieno recupero".

"IL RITORNO A CASALE – Con la rinuncia di Cantù a tenere Motto, la Junior si fece avanti e allettò il campione casalese e nel giro di pochi giorni l’affare venne portato a termine, anche perché Motto era intenzionato a ritornare a casa. La sua possente struttura fisica gli consentì di ritrovare nel giro di poche settimane una condizione più che accettabile, anche se per qualche tempo giocò con un tutore al ginocchio infortunato. La stagione si rivelò più che altro utile per ritrovare confidenza con il campo. Il matrimonio con Carla, una ragazza conosciuta negli anni di Cantù, gli fornì tranquillità e stimoli giusti per dimostrare, con la maglia della Junior, di non essere un atleta finito".

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