Migranti e accoglienza: Casale chiama Italia

Intervento della cooperativa Senape sulla situazione dei profughi nella nostra città

CASALE MONFERRATO

Da Mirella Ruo, presidente della cooperativa Senape riceviamo e pubblichiamo integralmente questo intervento sulla situazione dei migranti e rifugiati nella nostra città. “Casale chiama Italia, o viceversa. L'occasione della pubblicazione del “Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia”, presentato il 21 ottobre a Roma, al Viminale, è per noi una valida occasione per comunicare alla cittadinanza la situazione attuale dell'accoglienza nel nostro territorio. Tre sono gli aspetti su cui ci soffermeremo, per le analogie che offrono con l'esperienza casalese: carattere emergenziale dell'accoglienza, redistribuzione territoriale e numeri attuali, presenza maschile e femminile. Non esamineremo invece i dati relativi ai minori, che da noi non sono presenti”.

1. Le modalità di accoglienza sono caratterizzate da criteri emergenziali o ordinari?

    “In Italia. Nel rapporto si sottolineano la necessità di adeguarsi continuamente alle esigenze di flessibilità richieste da una migrazione che cambia continuamente caratteristiche e consistenza, e la necessità di adeguare la macchina organizzativa guidata dal ministero dell’Interno”.

    “A Casale in questo momento si riesce a lavorare con meno condizionamenti emergenziali, perché la stagione e le condizioni climatiche hanno fortemente ridotto gli sbarchi e dunque gli arrivi sono diminuiti. Questo coincide con una regolarità organizzativa e relazionale che senza dubbio sono più efficaci: i ragazzi vanno a scuola, i contatti tra di loro e la cittadinanza aumentano, le contingenze vengono affrontate con maggior tempestività. Ricordiamo che i profughi hanno tutti residenza e documento di identità e che la Commissione che esamina le loro richieste d’asilo ora è a Genova, non più a Torino”.

    “E’ il momento, dunque, in cui si possono completare gli iter di regolarizzazione e inserimento nel territorio, ed è molto bello, è quasi un regalo, perché i ragazzi, e le ragazze, ‘prendono forma’ vicino a noi e cambiano. E noi cambiamo con loro, favorendo il loro avvicinamento al mondo del lavoro, all’associazionismo sportivo o ricreativo e naturalmente la loro scolarizzazione. Si riesce ad avere più attenzione anche per le riflessioni di natura sentimentale dei profughi: i legami che creano, i desideri che hanno, le ansie giovanili, che sono momenti della crescita di ogni essere umano… E’ un bene che questi possano essere comunicati anche a noi, che – coi nostri limiti - cerchiamo di consigliare e confortare. Il limite difficile da superare è quello di farli integrare in maniera soddisfacente con coetanei italiani: loro osano poco, le occasione di promiscuità etnica scarseggiano e dunque i mondi rimangono per molti versi distanti”.

    2. La redistribuzione territoriale è avvenuta in maniera equa?

    “In Italia. La Regione che ha il maggior numero di strutture temporanee per l’accoglienza dei migranti è la Lombardia, seguita da Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Il processo di redistribuzione sul territorio nazionale si sta dunque realizzando visto che le Regioni di arrivo sono soprattutto quelle del meridione”.

    “A Casale confermiamo questi dati: negli ultimi mesi è cresciuto il numero di profughi giunti nella nostra Provincia. Man mano abbiamo ampliato l’area interessata all’accoglienza: Casale, poi Roncaglia, Terruggia, Borgo San Martino, fino a Valenza. Quando si è spinti dall’emergenza la prima cosa è trovare nuovi alloggi, per non gravare ulteriormente sugli stessi Comuni. Ora, come si diceva, la situazione è relativamente stabile”.

    3. Le donne e gli uomini

    “In Italia. La presenza delle donne è estremamente ridotta rispetto alla media europea e si attesta sul 7,6%. A Casale. La percentuale è pressoché identica: abbiamo 113 migranti in provincia di Alessandria di cui 15 donne, tutte nigeriane. Tra le donne che si spostano di più dai paesi africani ci sono le eritree e le somale, ma vanno quasi tutte in Nord Europa per ricongiungimenti familiari”.

    “Bisogna dire che le nigeriane arrivano in Italia perché destinate alla prostituzione e non sempre possiamo allontanarle da questo contesto. In ogni caso, riusciamo ad impegnarle nel volontariato. Pertanto, consideriamo positivo il fatto che ci siano state pochissime fughe. Negli ultimi mesi alcune di loro hanno partorito, altre lo faranno da qui a gennaio e – tolto un caso, in cui c’è un compagno – sono sole. Sei bambini in arrivo, un dato che evidenzia l’impulso demografico dato dai nuovi arrivati”.

    “Un grandissimo sostegno, sia medico che umano, queste donne lo hanno avuto dal Consultorio e da tutta l’ASL, che ha mediato tra la rigidità burocratica e la necessità di facilitare l’assistenza”.

    “Infine una considerazione sulla distinzione tra migranti economici e migranti non economici: noi la riteniamo superflua. Scappare perché non si ha da mangiare è comprensibile e lo è anche abbandonare il paese d’origine se questo non riconosce i diritti civili, anche senza essere formalmente in guerra”.

    “La Cooperativa Senape è disponibile a fornire ulteriori informazioni e a collaborare con realtà associative del territorio per agevolare e migliorare l’accoglienza e l’integrazione”.

    Mirella Ruo, presidente della Cooperativa S.E.N.A.P.E

    Redazione On Line
    Ricerca in corso...