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Il Jobs Act? 'Un lavoro precario che ti viene venduto come fisso'

Interessante serata, organizzata da CasaleBeneComune, con la docente Fubini e il sindacalista Oliaro sulla riforma del lavoro del governo Renzi

CASALE MONFERRATO

Il contratto a tutele crescenti, punto di forza del Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi appena entrata in vigore? “Un contratto che determina un lavoro precario che però ci viene 'venduto' come fisso”. Il giudizio è di Mirko Oliaro, segretario provinciale della Fiom Cgil, protagonista assieme a Lia Fubini (docente di Economia e politiche del Lavoro presso l'università di Torino) di un'interessante serata organizzata giovedì sera da CasaleBeneComune al salone Parco del Po per comprendere le evoluzioni di un mondo del lavoro sempre più complesso e meno garantito.

Spiega Fubini: “Il Jobs Act si inserisce in un quadro neoliberista, delle politiche dell'offerta, della cosidetta flexicurity. Ma il lavoro si crea stimolando la domanda, non modificando le regole delle assunzioni”. In realtà il Jobs Act è articolato su tre distinti provvedimenti: il decreto Poletti, entrato già in vigore nel maggio 2014, poi la legge delega in bianco al governo approvata dal parlamento a dicembre e, infine, i recenti decreti attuativi di inizio marzo.

Del decreto Poletti si è parlato poco, ma è fondamentale per comprendere i passi successivi. É una normativa che ha innovato la legge Fornero modificando il contratto di lavoro a tempo determinato e quello di apprendistato. Come spesso accade in Italia ci sono aspetti contradditori e grotteschi: “E' stato eliminato l'obbligo di formazione dal contratto di apprendistato... Ma senza formazione che apprendistato è?” si chiede Fubini.

E poi un'altra modifica passata sotto silenzio ma che stravolge la normativa e i diritti dei lavoratori: la cancellazione dell'obbligo della causale nei contratti a termine. In parole semplici: prima, quando un datore di lavoro assumeva un lavoratore a tempo determinato doveva dichiararne le motivazioni (che spesso era fittizie, è vero, ma erano pur sempre un argine contro eventuali abusi),adesso non è più cosi.

Quali saranno gli effetti? Secondo Fubini “nulli sul piano dell'occupazione, ci saranno semplicemente sempre più contratti a tempo determinato e meno a tempo indeterminato. Poi c'è l'effetto 'trappola', ovvero i lavoratori vengono intrappolati in una circolo vizioso di precarietà da cui è poi difficile uscirne. In pratica il rischio d'impresa viene spostato dall'imprenditore sulle spalle spalle dei lavoratori”.

E poi ci sono i recenti decreti delegati che hanno introdotto i due punti più discussi e controversi della riforma del lavoro: il contratto a tutele crescenti e l'abolizione dell'articolo 18, cioè il diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di ingiusto licenziamento. Assieme al contratto a tutele crescenti è previsto un sistema di sgravi fiscali: fino a 24mila euro in tre anni per chi assume con il contratto a tutele crescenti. Cosa provocherà? “E' probabile – conclude Fubini – che un aumento dell'occupazione ci sarà, ma sarà dovuto al beneficio fiscale e non a questa forma di contratto che, in sostanza, toglie diritti ai lavoratori. E i diritti sono la pelle dei lavoratori, non gliela si può togliere”.

Questa la teoria. Ma che ne pensa chi il dramma del lavoro che non c'è (o che, quando c'è, è precario) lo vive tutti i giorni sulla sua pelle? Mirko Oliaro, segretario provinciale Fiom Cgil, non ha bisogno di presentazioni: “Ricadute occupazionali sul nostro territorio non ce ne saranno, questa è un'area in grandissima crisi, non stiamo vivendo una fase espansiva, anche perché esistono pochi imprenditori degni di questo nome, che hanno investito con lungimiranza sul proprio prodotto”.

La tendenza generale è “un processo di espulsione collettiva dal mondo del lavoro garantito e tutelato, in cui esiste solo un lavoro precario che ti viene venduto come fisso”. Con tutte le conseguenze, facilmente ipotizzabili, sul piano dei diritti sindacali, ad esempio: chi farà attività sindacale sapendo di poter essere licenziato in qualunque momento? 

L'obiezione, che viene spesso usata sui mass media, sono quelle 77mila nuove assunzioni segnalati dall'Inps: “Ma sono posti di lavoro – replica Oliaro – che le aziende avevano già in seno. Li hanno assunti solo per il beneficio fiscale, ormai conta solo la comunicazione mediatica. Questo è un sistema in cui non solo ti possono licenziare, ma anzi ci guadagnano pure a licenziarti. Addirittura arrivo a rimpiangere Berlusconi, perché nemmeno lui era riuscito a fare queste cose: allora però c'era un'opposizione.... C'è riuscito Renzi e quando perfino il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi dichiara che il Jobs Act è andato al di là di ogni più rosea aspettativa, beh, c'è bisogno di commentare su chi sarà favorito da questa riforma?”.

Redazione On Line
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