“Per qualche minuto, quando il presidente Stefano Baia Curioni ha iniziato il suo discorso parlato di resilienza, ho creduto di aver vinto. Poi non è andata così, ma la nostra è una vittoria morale. Vi assicuro che il nostro dossier e la nostra presentazione sono state le più apprezzate e, alla fine, alcuni membri della commissione ci hanno pure chiesto scusa”.
Sono le prime parole del sindaco Titti Palazzetti, venerdì pomeriggio, nella Manica del Castello, prima del brindisi per festeggiare la “non vittoria” alla candidatura di Casale Monferrato a Capitale della Cultura 2020 (come a quest'ora sanno pure i muri ha vinto Parma) che, però, è interpretata da tutti come un successo che ha risvegliato la città, ha messo in circolo forze e idee nuove, e vuole essere il primo passo di una nuova rinascita del Monferrato.
Accanto a lei c'è Daria Carmi, l'assessore alla Cultura che ha creduto a questa avventura quando non ci credeva nessuno, dallo scorso maggio quando la notizia venne accolta con ironie e scetticismi e che invece ha saputo mobilitare un territorio intero. “La migliore fra tutti i dieci assessori alla Cultura”, se la coccola Palazzetti. Per entrambe gli applausi di un pubblico magari non folto, ma partecipe e convinto.
Un po' di amarezza comunque c'è: “Noi e Parma rispecchiamo due modelli culturali diversi – spiega Palazzetti – Parma è una città che ha già tutto, noi una città che sta rinascendo. Premiare noi sarebbe stata una scelta più coraggiosa”.
Poiché questo è solo il primo passo sono già programmate diverse iniziative per i prossimi mesi. Intanto un laboratorio sui paradigmi culturali del futuro a cui sono invitate le altre nove città candidate e i componenti della stessa commissione che si svolgerà probabilmente a fine marzo. Altre iniziative seguiranno.