Montaldo di Cerrina, frazione del paese omonimo, è un paesino di 66 anime a 276 metri sul livello del mare. Qui la natura è in parte incontaminata e le vigne, una volta molto più numerose di adesso, sono fazzoletti di terra “strappati” a boschi verdi e ridenti con scorci naturalistici di rara bellezza.
Mi piace ricordare il ristorante Universo, chiuso da anni, dove Mariuccia, mamma di Fabrizio, con la figlia Cristina, sfornava piatti della tradizione di rara bontà; cibi derivanti da materia prima eccellente, pasta ed agnolotti fatti a mano, verdure del proprio orto, cacciagione del posto. Non possiamo non iniziare la storia della Cantina senza parlare del nonno, titolare, classe 1909, Gioacchino detto Natalin o Talin, figura carismatica del posto e fondamentale per la passione trasmessa a Fabrizio per la vigna. In anni non sospetti “Natalino” rinunciò ad un importante posto da impiegato a Biella per tornare a Montaldo a far parte della banda musicale appena costituita e per fare vino nella vigna di proprietà, da condividere in parte con gli amici del paese.
Conobbi Fabrizio durante il corso da Sommelier ad Alessandria e si instaurò da subito una bella amicizia caratterizzata da una “smodata” passione comune per il vino. Con altri diplomandi nacque poi l'idea di avere una propria sezione ufficiale dell'Associazione Italiana Sommelier nel 1998; realizzazione poi avvenuta nello stesso anno con relativo “distacco” dalla delegazione provinciale di Alessandria.
L'idea di vino di Fabrizio era in quegli anni molto differente da quella di oggi: le prime annate, 1997 e 1998, erano molto muscolose e ricche di estratto; poche bottiglie di Rossore, di altissimo livello, affinate in barrique. Successivamente sono nati altri vini quali Umberta, Barabba e Malidea, quest'ultimo inizialmente da blend di barbera e nebbiolo; poco per volta Fabrizio va verso vini più definiti, meno muscolosi, più eleganti e di grande bevibilità, con fermentazioni senza aggiunta di lieviti forestieri. Tutto ciò, unito ad una coltivazione della vigna che esclude sistemi invasivi di lotta alle malattie e il passaggio alla botte grande hanno fatto fare un ulteriore salto di qualità, anche se i vini erano già di ottima fattura.
Il vigneto di Cascina Iuli è formato da 13 ettari ha già produttivi e di 8 impiantati da poco a grignolino, nebbiolo, barbera, baratuciat e slarina; questi ultimi sono vitigni poco produttivi, il primo a bacca bianca tipico della Valsusa, il secondo a bacca rossa tipico dell'Alessandrino. Gad Lerner possiede una parte di vigna in zona: con Fabrizio è legato da una forte amicizia nata quando Gad scoprì il Monferrato e se ne innamorò immediatamente, grazie anche all’ospitalità, la semplicità, la conoscenza della materia e il modo di lavorare di Fabrizio.
Durante la nostra visita abbiamo effettuato diversi assaggi da vasca; ed è sempre bello ascoltare Fabrizio, narratore attento, passionale, con un tono piacevolmente affabulatorio quando si parla della storia dell' azienda, delle proprie radici e dei suoi vini, vissuti dal primo all’ ultimo giorno con sfrenata dedizione e intensità, minuziosa attenzione a tutti i passaggi, dando luce alle sue creature.
La cosa che colpisce di questi vini è che si capisce la non avvenuta completezza che deriva dall'affinamento in vetro; ma una caraffa prelevata da vasca si beve con piacere sin da subito, come i grandi francesi insegnano;
Baratuciat 2018, bianco: è incredibile come questo vitigno riesca a dare risultati incredibili da una vigna di soli tre anni; il vino ha una complessità disarmante con note minerali quasi idrocarburiche miste a pesca e fiori gialli. In bocca torna la mineralità e sensazioni di pompelmo “rubate” al riesling renano. Salato, fa salivare e viene voglia di berne subito un'altra sorsata, come tutti i vini di questa terra. Andrebbe accompagnato a piatti di pesce, o carne bianca in genere.
Slarina 2018, Monferrato rosso La Rina
Come tutti gli altri assaggi effettuati, è un vino in perfetto stile Iuli; fondamentale non dire la gradazione a chi guarda a questo dato con grande importanza, reputando più buoni i vini con più alta gradazione: 11,5%. Splendide note di cenere, quasi di lava vulcanica, frammiste a frutti di bosco e ad una piacevolissima nota finale di erbe officinali; bevibilità a “manetta” con tannini che danno nerbo e dinamicità senza essere invasivi. Sapidità. Chapeau. Assaggiatela mangiando gli antipasti leggeri pimontesi.
Malidea Monferrato rosso 2011, prima annata di nebbiolo 100% e di botte grande. Siamo di fronte ad un nebbiolo che se la gioca alla pari con i migliori vini della denominazione Barbaresco; elegante, complesso, mai smaccato, fresco e senza note ossidative. rossi, fiori secchi, nuances di liquirizia e rabarbaro, complesso e dinamico. Sorsata appagante, di una bevibilità piacevole e disarmante. Mi viene sete solo a ricordarlo … ecco sono questi i vini da fare, eleganti e bevibili da subito e che migliorano negli anni. In stile monferrino (francese )... Bevetelo mentre mangiate un sontuoso brasato…
Alla prossima puntata...