"Educare alla tecnologia"

Una riflessione dell'ex sindaco di Terruggia Giovanni Bellistri

TERRUGGIA

Da Giovanni Bellistri, ex sindaco di Terruggia, riceviamo e pubblichiamo integralmente: “Scienza, tecnologia e società sono strettamente intrecciate, e questo legame si è rafforzato nel corso dei secoli, fino a diventare quasi indissolubile ai giorni nostri. Prima della rivoluzione scientifica galileiana, i tre ambiti erano distinti. La scienza era parte integrante della filosofia, la tecnologia aveva un'impronta pratica e non speculativa, principalmente legata agli strumenti di lavoro e ai manufatti bellici. La società, sebbene influenzata dalla scienza e ancor più dalla tecnologia, era più statica e resistente ai cambiamenti. Con la rivoluzione scientifica del Cinquecento, la trama tra scienza, tecnologia e società è diventata sempre più interdipendente”.

“Oggi, con la rivoluzione digitale prima e il tumultuoso progresso dell'intelligenza artificiale poi, questo rapporto sta portando a un cambiamento di paradigma. La scienza e, soprattutto, la tecnologia non influenzano più solo l'uso di strumenti, come accadeva in passato, ma hanno un impatto sempre più profondo sulla sfera cognitiva ed emotiva degli utenti. Questo effetto è particolarmente evidente nei giovani, che sono maggiormente esposti alla pervasività delle nuove tecnologie nella vita quotidiana. Tale esposizione può influenzare profondamente il loro sviluppo mentale e affettivo, con conseguenze che includono riduzione della capacità di attenzione, sovraccarico cognitivo, difficoltà di apprendimento, ansia, depressione, riduzione dell'empatia e disturbi del sonno. Questi sono solo alcuni dei problemi che possono insorgere con un uso eccessivo dei nuovi dispositivi elettronici”.

“Il problema è complesso, poiché le nuove tecnologie sono strumenti potenti per la comunicazione, ma è essenziale riconoscere e gestire i rischi associati al loro uso. Diventa sempre più urgente promuovere una nuova pedagogia che miri a educare all'uso consapevole e bilanciato delle tecnologie. Quest’approccio dovrebbe aiutare i giovani a sfruttare i benefici offerti dalle nuove tecnologie, riducendo al contempo gli effetti negativi”.

“Educare alle nuove tecnologie significa innanzitutto conoscerne i limiti, non solo dal punto di vista operativo, ma anche in termini di veridicità e impatto etico e morale. Acquisire questa consapevolezza permette di sfruttare meglio le opportunità che questi strumenti offrono. Ad esempio, quando si utilizzano strumenti di intelligenza artificiale, come ChatGPT, è importante ricordare che le risposte fornite sono frutto di un'elaborazione probabilistica, non deterministica. In altre parole, queste risposte sono molto probabili, ma non necessariamente vere in senso assoluto: sono più verosimili che veritiere”.

“Le nuove tecnologie digitali possono creare l'illusione, specialmente tra i giovani, di acquisire una cultura di conoscenze sufficiente per interpretare il mondo, dimenticando che la vera conoscenza si costruisce attraverso lo studio assiduo, l'osservazione critica dei fatti e la loro connessione. Spesso, la conoscenza acquisita attraverso il mondo digitale è una cultura a buon mercato, poiché questo mondo è aperto a tutti e offre, accanto a contenuti di qualità, anche molti contenuti di dubbia validità”.

“È importante riconoscere che tra gli svantaggi delle nuove tecnologie vi è anche il rischio di sviluppare una dipendenza da esse, che può ridurre la capacità d’interazione sociale diretta con gli altri, portando a un isolamento in un mondo artificiale e limitato ai propri interessi individuali”.

“Tuttavia, non tutto è negativo. Le nuove tecnologie offrono anche opportunità per ampliare lo spazio delle interazioni con il mondo, ma è fondamentale affrontarle con consapevolezza dei loro limiti e delle loro potenzialità. Educare i giovani all'uso delle nuove tecnologie è importante per prepararli al futuro, fornendo loro competenze importanti per il mondo del lavoro, delle relazioni e una maggiore capacità di adattamento in una società sempre più in trasformazione. È necessaria quindi una formazione equilibrata che tenga conto della capacità dell’uso responsabile delle nuove tecnologie e, allo stesso tempo, la capacità dello sviluppo di competenze critiche e relazionali”.

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