“Un rapporto interpersonale mai nato o nato male, una forte rivalità e un profondo rancore, anzi un vero e proprio odio”. Sarebbe questa la motivazione, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando provinciale di Alessandria, dell'efferrato delitto di San Martino di Rosignano per cui è stato arrestato il medico Massimiliano Ammenti, 51 anni, accusato (l'accusa è di omicidio volontario aggravato) di essere il responsabile dell'omicidio di Andrea Juvara, 47 anni, medico del Pronto Soccorso dell'ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato.
Un rancore che è covato a lungo sotto la cenere e ha portato alla decisione di uccidere perché, secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma, Ammenti è entrato in quella casa collinare, all'alba di giovedì con l'intenzione di uccidere. Il delitto sarebbe avvenuto attorno alle 5.30, con una decina di colpi inferti con un coltello da cucina. C'è stata una collutazione nel corso della quale Ammenti è stato ferito, e sarà questo dettaglio che lo tradirà.
Nell'abitazione, oltre alla vittima, c'era solo il cane che è rimasto a vegliare il padrone fino all'arrivo dai carabinieri: non se ne voleva andare e continuava a stare accanto al corpo senza vita di Juvara con lo sguardo fisso verso una sola direzione. Una scena che ha impressionato gli stessi investigatori.
Mentre a San Martino di Rosignano scattava l'allarme, Ammenti si recava a farsi medicare all'ospedale di Novi Ligure (la città in cui vive il patrigno) e qui compie l'errore che finirà per farlo individuare. Tutti gli ospedali della regione erano stati allerati e il fatto viene segnalato alle forze dell'ordine: perché un medico che lavora a Casale Monferrato va a farsi medicare a Novi Ligure? Perché non si rivolge ai suoi colleghi?
Gli indizi iniziano a combaciare, l'auto di Ammenti è stata notata sulla scena del crimine. Alle 17.30 i carabinieri lo vanno a prelevare nella sua abitazione di Casale Monferrato, si fanno aprire con la scusa di un controllo fiscale. All'inizio Ammenti nega, ma agli occhi esperti dei carabinieri “aveva ancora addosso l'andrenalina del delitto”. Un atteggiamento simile a quello di altri colpevoli di omicidio. Viene accompagnato in caserma, prima dice di essersi ferito la sera prima con un cacciavite poi, di fronte all'evidenza degli indizi, confessa dopo il lungo interrogatorio condotto dal pubblico ministero della Procura di Vercelli Roberta Brera. Alle 0.15 scatta l'arresto e viene trasferito al carcere di Vercelli dove avrà modo di elaborare il folle gesto compiuto.
Intanto c'è solo il dolore per Andrea Juvara che lascia tre figli, l'ex moglie, una compagna e i tanti amici e colleghi che lo piangono.