Un sogno. Forse irrealizzabile, perché troppo grande, ma non si sa mai. “All’Afeva sia assegnato il premio Nobel per la pace”. La proposta è di Paolo Busto, sacerdote e direttore del settimanale diocesano ‘La Vita Casalese’, subito accolta dal sindaco di Occimiano Ernesto Berra: “Che ogni consiglio comunale del territorio inserisca questo punto all’ordine del giorno e lo approvi, in modo da portare avanti questa iniziativa”. Si è parlato anche di questo, ieri pomeriggio, nelle due ore di assemblea generale convocata all’auditorium San Filippo da Afeva e sindacati, aperta da un lungo applauso (per la sentenza di Torino) e chiusa da un minuto di silenzio (in ricordo delle vittime dell’amianto). Nell’assemblea si è ricucito lo strappo con il sindaco Giorgio Demezzi, dopo le lacerazioni dei giorni dell’offerta Schmidheiny: il primo cittadino casalese è stato applaudito sia al momento del suo ingresso in sala che al termine del suo discorso. E, soprattutto, si è parlato del giallo degli scomparsi dalla sentenza di Torino, ovvero delle persone costituitesi parte civili il cui nome non figura però nella sentenza. Sono circa 550 e per una parte di essi, circa 300, “l’esclusione è assolutamente inspiegabile” commentano Bruno Pesce e Nicola Pondrano. Se alcuni sono fuori dal capo di imputazione (i casi antecedenti al 1966),per altri potrebbe trattarsi di un errore di trascrizione o un problema tecnico (si parla di un file difettoso). Ma per avere dati certi bisognerà attendere le motivazioni: a norma di legge dovrebbero essere rese pubbliche entro 90 giorni, ma i tempi potrebbero allungarsi. Di seguito una sintesi degli interventi più significativi dell’assemblea.
ROMANA BLASOTTI PAVESI: ‘UNA SENTENZA FORTE, CHE CI RENDE FELICI’
Romana Blasotti Pavesi (presidente Afeva): “È una sentenza forte. Di solito le condanne non ci dovrebbero rendere felici, ma in questo caso sì perché i morti sono tanti e il verdetto è giusto. C’è tanto dispiacere perché la malattia colpirà ancora tante persone, per questo la bonifica e la ricerca devono proseguire. Ringrazio tutti voi per il bene che mi avete voluto e la forza che mi avete dato”.
BRUNO PESCE: ‘ORA SAPPIAMO CHE L’ATTIVITA’ DELL’ETERNIT E’ CRIMINALE’
Bruno Pesce (coordinatore Vertenza Amianto): “La sentenza è storica perché da lunedì si è stabilito che l’attività dell’Eternit è un’attività criminale. Molti di noi lo sapevano già, ora è assodato. La parola ‘colpevoli’ è fondamentale, molto più dei sedici anni di condanna, che poi potevano essere venti o dodici. L’immagine filantropica di Schmidheiny ne esce a pezzi, per lui è un colpo pesantissimo”.
“Questo processo è diventato così importante grazie alla partecipazione collettiva, a voi che ci siete sempre stati, a voi che ascoltavate con occhi lucidi l’elenco delle vittime perché c’era il nome di vostro padre, vostra madre, vostro fratello, vostro marito o, purtroppo, vostro figlio. Siamo arrivati a questo con una struttura basata sul volontariato, senza i mezzi di cui dispone la controparte”.
“Il pensiero va ai tanti che hanno iniziato questa battaglia con noi e non sono arrivati ad ascoltare la sentenza. Tra le tante persone che mi vengono in mente ne citerei due, una in rappresentanza dei cittadini, una degli operai. La prima è la signora Egle Lupano, la prima persona a cui fu diagnosticata una fortissima asbestosi pur non avendo mai lavorato all’Eternit. Egle morì poi non per mesotelioma ma comunque per un tumore correlato all’esposizione all’amianto. E per gli operai ricordo Paolo Bernardi, fu uno dei 350 disoccupati che lottò per ottenere la legge che metteva al bando l’amianto. Quando chiese ai dirigenti Eternit di essere trasferito in un reparto più salubre, perché aveva ormai più di cinquant’anni e voleva godersi la famiglia, gli venne risposto: ‘Lei sa dov’è la porta’”.
FERNANDA GIANNASI: ‘CASALE, UNA SPERANZA PER IL MONDO’
Fernanda Giannasi, la ‘pasionaria’ brasiliana della lotta all’amianto: “Sono stati giorni carichi di un’emozione senza pari, qui da voi ho imparato a lottare, voi siete una speranza per tutto il mondo. Quando tornerò in Brasile incontrerò il presidente della corte costituzionale. È stato lui a chiamarmi, nei giorni del carnevale che nel mio Paese sono importanti, perché vuole essere informato su quest’argomento perché si conta di inserire all’ordine del giorno una norma che stabilisce l’incostituzionalità della lavorazione dell’amianto”.
PAOLO BUSTO: ‘CONDANNA GIUSTA, L’UOMO NON E’ UNA MERCE’
Paolo Busto, sacerdote e direttore della ‘Vita Casalese’: “Ho un sogno. Vorrei che all’Afeva fosse assegnato il premio Nobel per la pace. Perché per la prima volta si è condannata la finanza e si è stabilito che l’uomo non è una merce”.
CATERINA DEREGIBUS: ‘LA RINASCITA ATTRAVERSO LA MEMORIA’
Caterina Deregibus, attrice: “Da quando sono tornata a Casale mi sono progressivamente avvicinata alla battaglia condotta dall’Afeva e ne sono stata sempre più coinvolta. Una lotta che fa parte della vita di questa città, della sua quotidianità. Mi ricordo ancora, da bambina, quando giocavo all’asilo del Ronzone…C’è ancora tanta strada da fare assieme, un percorso le cui tappe sono la Giustizia, la Bonifica e la Ricerca dopodiché arriverà la rinascita che non può che passare attraverso la memoria”.
GIORGIO DEMEZZI: ‘MOLTO RESTA DA FARE, IN UNA STRADA DA PERCORRERE TUTTI ASSIEME’
“Questa è una storia di una grande sofferenza, ma anche di tante persone che non si sono rassegnate: se c’è stato questo processo, il merito è vostro. Molto è stato fatto e molto resta da fare per le bonifiche e la ricerca, ad esempio. Ottenere i risarcimenti disposti dal tribunale non sarà semplice, ma è un percorso che dobbiamo seguire tutti assieme”.
'All'Afeva il premio Nobel per la Pace'
Una proposta nata nell'assemblea generale di ieri pomeriggio. Pace fatta con il sindaco, ma c'è il giallo degli 'scomparsi' dalla sentenza
CASALE MONFERRATO - 17 Febbraio 2012